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Ray Charles e Thomas Wolfe

7/26/2013

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Il ttiolo di questo post forse dovrebbe essere "Georgia On My Mind: Puoi Tornare a Casa... Per Un Mese."

Fra pochi giorni tornerò in Georgia negli Stati Uniti d'America (è sempre importante specificare quale Georgia, cioè, non è quello del Caucaso!) 

Sto pensando oggi a Thomas Wolfe, che ha scritto il romanzo "Non puoi tornare a casa."  Naturalmente Wolfe aveva ragione, voleva dire che, per chi è andato via di casa, il concetto di "casa" sarà sempre più forte e vivace nei propri ricordi di quanto può essere nella realtà.  Quando torni a casa, trovi inevitabilmente che qualcosa è cambiato.  Non può rimanere sempre come una volta, non può rimanere esattamente come l'hai fissato nei ricordi.  Il protagonista di "Non puoi tornare a casa" ha trovato questo fatto deludente e infinitamente triste.

Io invece, accetto la verità di Thomas Wolfe, ma per me non è deludente.  Cerco di vivere "la vecchia casa" così com'è.  Non è per niente vecchia per chi abita là ancora.  Tutto cambia.  Sono cambiato anch'io.  Ognuno cambia, o diciamo, si sviluppa... a volte cresciamo, a volte facciamo anche passi indietro.

Certo che trovo nostalgia nei ricordi della bellezza della Georgia.  Ma ho fatto certe scelte nella vita e una di quelle scelte è stato di venire a vivere in Italia.  Sono ancora convinto di aver fatto bene.  I bei ricordi della Georgia mi sostengono, fanno parte di me... anche la nostalgia fa parte di me.  Non è assolutamente deprimente, anzi, la nostalgia di casa è qualcosa che aggiunge colore alla mia esistenza.  Il calore, i ritmi lenti ma inesorabili, la generosità e la bontà della Georgia sono cose che fanno parte della mia anima e rendono la mia vita in Italia ancora più suggestiva e affascinante.

Allora perchè no?   Ecco "Georgia On My Mind" dal grande Ray Charles.

"Georgia
A song of you
Comes as sweet and clear as moonlight through the
pines..."
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Quando la musica da ispirazione... "Middle Cyclone" di Neko Case

7/23/2013

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Il personaggio di Ombretta Blanc nel libro Il Traduttore è stata descritta come "elegante e malinconica."  Una descrizione azzeccata.  Infatti mentre stavo scrivendo Il Traduttore, ascoltavo spesso  il bellissimo disco "Middle Cyclone" di Neko Case. 

Un paio di anni fa ho potuto conoscere Neko personalmente grazie al mio amico che fa di mestiere il tour manager per gruppi rock.  Diciamo che l'impressione data dalla sua musica è replicata dall'impressione che da in prima persona.

Quando faranno un film (o serie TV) di Il Traduttore, ci vorebbe una come Neko Case per fare il ruolo di Ombretta Blanc.

Ecco il title track da Middle Cyclone, un pezzo di rara bellezza.
Immagine
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Un americano che scrive romanzi in italiano... perchè?

7/22/2013

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Sono nato negli states e ho vissuto lì, nello stato di Georgia, il profondo sud degli stati uniti, per trent'anni.  Per me, Atlanta è casa: il posto dove mi sento proprio a mio agio, è il mio habitat naturale.

Allora la domanda sorge spontanea.  Infatti tante persone-- giornalisti, lettori, e amici-- hanno chiesto:

Perchè Alex Jones scrive romanzi in lingua italiana?  Perchè non scrive nella sua madrelingua?  L'inglese è la lingua internazionale, l'attuale lingua franca, perchè rinunciare al patrimonio di questa sua madrelingua per scrivere in italiano, una lingua "minore" nel mondo moderno?

La mia risposta è questa:

Scrivo in italiano perchè la voce del protagonista di questi romanzi è una voce che parla italiano.  Patrick Bird è un personaggio a tratti autobiografico.  Come me, viene da Atlanta e vive in Italia da una dozzina di anni.  Lui parla italiano quasi alla perfezione, come me.  Gli errori che fa sono sempre dettagli di grammatica che diventano spunti per umorismo o altre considerazioni linguistiche.

Per esempio, che cos'è la differenza fra ESSERE e STARE?  Se si pensa che tutti e due sono tradotti come TO BE in inglese... che differenza c'è?  La risposta più soddisfacente che sono riuscito a formulare è che ESSERE tratta della ESSENZA delle cose e STARE tratta dello STATO o STATUS.

Queste sono le tipiche domande che un protagonista che parla italiano come seconda lingua si chiede.  I miei libri sono pieni di queste domande linguistiche.  Ma torniamo alla domanda... Perchè rinunciare all'inglese per scrivere in italiano?

La risposta è sempre "voce."  La voce narrante del protagonista Patrick Bird deve essere in italiano.  Lui è (o sta???) dentro la società italiana.  La sua rete di amici, amanti, collaboratori, e conoscenti è tutta italiana. 

Lui non è un antropologo che osserva e riporta da fuori.  Lui fa parte del mondo che descrive.  E' anche vero che spesso e volentieri Patrick fa certe osservazioni di paragone fra la cultura italiana e quella americana, o fra la lingua italiana e quella inglese... ma sono sempre osservazioni comprensive, cioè, da chi vede le cose da tutte e due le parti della medaglia.  Riesce a dire agli italiani quello che fanno magari senza mai fare caso, tipo, dire "Ciao ciao ciao ciao ciao ciao ciao" alla fine di una telefonata laddove un americano dice un "Bye" e basta.  Sono spunti di riflessione che devono essere fatti in italiano.

Poi, chissà, un giorno questi libri possono essere anche tradotti in inglese.  Spero proprio di sì.  A quel punto il traduttore avrà la responsibilità di tradurre il punto di vista di Patrick Bird, un americano che pensa in italiano, in inglese (o altre lingue.)

Per concludere, non sono certo il primo o l'unico di scrivere romanzi in una lingua non propria.  Prima di me c'è stato un mio eroe... Vladimir Nabokov, il russo che ha scritto la metà dei suoi romanzi in inglese.  Infatti spesso i suoi protagonisti sono emigrati negli stati uniti (Humbert Humbert per uno, ma anche Sebastian Knight e Pnin) e parlano inglese come seconda lingua.  Anche Joseph Conrad ha scritto in inglese come seconda lingua.  Uno scrittore attuale che apprezzo moltissimo è Aleksander Hemon, un bosniaco che si è trasferito a Chicago durante la guerra nei balcani e ha cominciato a scrivere in inglese.  Samuel Beckett, un madrelingua inglese da Dublino, ha scritto il suo capolavoro Aspettando Godot in francese!

Si vede che, a volte, una seconda lingua comincia a scorrere come un fiume nella testa dello scrittore.  La seconda lingua offre delle possibilità e delle curiosità che magari sembrano un po' scontate nella madrelingua.  Sì, si può fare degli errori di grammatica, ma gli editori esistono proprio per questo.  Io, come iNabokov, Conrad, e Beckett, mi trovo nella mia seconda lingua... c'è una voce nella seconda lingua che è diversa, curiosa, piacevole, comprensiva, buffa, rischiosa, deliziosa, poetica, precisa, e spontanea.

Viva la seconda lingua!

(Adesso voglio imparare il tedesco.........)
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La musica di "Il traduttore" (3)... Let It Bleed dai Rolling Stones... "Wild Horses"

7/15/2013

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Per continuare con il tema "la musica di Il Traduttore" andiamo alla scena in capitolo quattro quando Patrick Bird va con Malkmus ad incontrare il suo amico Il Cicciò e gli altri compagnoni al Bar Zero Con Lode.

"E finalmente riesco a rilassarmi, take it easy, con Let It Bleed dai Rolling Stones sul vecchio stereo dello ZCL, con il mio miglior amico che sorride ugualmente nonostante l'imbarazzo delle non-trombate, con il mio cane implacabile nel suo silente giudizio di un mondo impazzito, con un gran bel piatto di salumi davanti a noi tre, un paio di focacce primavera, e tutte le pinte di birra che possiamo desiderare.
Pero non mi sento del tutto tranquillo..."

Allora ecco la canzone probabilmente più conosciuta dal disco Let It Bleed... "Wild Horses"... nella quale Mick Jagger riesce a trasformare la voce in rottami coperti di qualcosa dolce e appiccicoso come lo sciropo d'acero.  Wild horses couldn't drag me away.  Cavalli selvaggi non potrebbero trascinarmi via.  Anche se ho sentito questo pezzo probabilmente mille volte, quando Jagger canta
 
"No sweeping exits or off stage lines .... Could make me feel bitter or treat you unkind..."

Mi da i brividi.

Questo video è anche bellissimo.  Si vedono i Rolling Stones giovanissimi nello studio (inizio anni 70) mentre ascoltano la canzone che l'avevano appena registrato.  Stanno pensando...  "Sì, ci sarà gente che sente i brividi a questo pezzo anche fra cinquant'anni...  We are (musical) geniuses."
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Top 100 libri: i cento romanzi più importanti della storia (secondo Entertainment Weekly)  ah, ah, ah!

7/10/2013

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Ecco il link alla lista dei 100 romanzi più belli della storia. 

http://www.goldderby.com/forum/topics/view/5326

Ok, è una lista compilata da Entertainment Weekly, non esattamente la fonte più notevole per quanto riguarda la letteratura mondiale.  Però, come ogni lista del genere, se preso con la giusta superficialità,  può diventare un buon spunto per discussione.  Per cominciare, direi che la Top 5 è abbastanza solida.

The 100 Greatest Novels Ever
1. Anna Karenina (By Leo
Tolstoy -- 1878)
2. The Great Gatsby (By F. Scott Fitzgerald -- 1925)
3.
Pride and Prejudice (By Jane Austen -- 1813)
4. Great Expectations (By
Charles Dickens -- 1861)
5. One Hundred Years of Solitude (By Gabriel Garcia
Marquez -- 1967)

Avrei messo Moby Dick nel posto di Cento Anni di Solitudine, ma in ogni caso le prime cinque scelte sono "accettabili."

E' nelle scelte 7 a 10 che si comincia a ridere.

7. The Harry Potter series (By J.K. Rowling -- 1997-2007)
8. The Rabbit
quartet (By John Updike -- 1960-1990)
9. Beloved (By Toni Morrison --
1987)
10. Charlotte's Web (By E.B. White -- 1952)

Harry Potter?  Ma dai!  Allora doveva mettere pure Il Codice da Vinci e Twilight!  Che roba!  Harry Potter prima di Virginia Woolf, Vladimir Nabokov, e Italo Calvino (che arriva a numero 96.)  Come diceva John McEnroe: "You cannot be serious!"

Poi non ho mai apprezzato Updike o Toni Morrison ma è una questione di gusto.  Invece Charlotte's Web a numero 10?  Veramente mi viene a chiedere che criteria avevano in mente.  Se volevano mettere a tutti costi un libro per la "gioventù" doveva essere qualcosa da Roald Dahl. 

Va be'...

Magari nei prossimi giorni farò la mia lista personale dei Top 20 libri... vediamo se non riesco a far ridere qualcuno!



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Fuochi d'artificio: la vita di un americano in Italia (Parma) il giorno di 4 luglio. Animal Collective, "Fireworks"

7/5/2013

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Sono i giorni più difficili non soltanto per gli americani ma per gli stranieri in generale, o comunque chi abita fuori dal suo paese... le feste nazionali in patria propria.  Sono i giorni quando viene una strana uggia, una nostalgia pazzesca, una sensazione che c'è qualcosa del tutto sbagliato.  In patria tutti stanno facendo festa.  Qui sto lavorando come se fosse un giorno qualsiasi.  E' un giorno qualsiasi.  Il quattro di Luglio e il giorno del Ringraziamento (il quarto giovedì di Novembre) sono particolarmente difficili sotto questo punto di vista.

Però negli anni ho sviluppato un modo di pensare che ho nominato "It's Summer in my mind."  Questo è un modo di pensare che mi viene in estate quando le giornate di lavoro sono lunghe e la clima nella pianura padana è afosa e so che tutti i bambini e ragazzi stanno giocando al mare, alla piscina, stanno godendo l'estate, ma eccomi qua, un adulto "serio"  (insomma...), nella macchina tutto sudato, in ritardo per un appuntamento di lavoro...

Prendo il fiato e penso "dentro di me, l'estate vive... dentro di me l'estate c'è.... It's Summer in my mind."  Allora ieri era "the Fourth of July in my mind."  E ho anche visto i fuochi d'artificio!

Ecco un pezzo fantastico degli Animal Collective. Si chiama, appunto, "Fireworks."
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    Author

    Alex Jones è uno scrittore, attore, interprete ed insegnante di Parma.  Statunitense, Alex abita in Italia da 2001.  A 2012 Alex ha pubblicato il romanzo "Il traduttore" con grandi apprezzamenti da parte di critica e pubblico.  A 2019 lo sequel di "Il traduttore", sempre con Patrick Bird e il Cicciò da protagonisti, intitolato "L'inno di altrove" sarà pubblicato.  In autunno 2016 è uscito il suo romanzo per bambini dagli otto anni in su, intitolato "Guendalina Valenti e i gatti volanti" e un altro romanzo YA in inglese "Stella Byrd and the Silver Shadow".  Fra i fondatori della compagnia teatrale "Sognambuli", Alex scrive anche testi teatrali, ("Il Bosco Infiocchettato" e "La Storia di M.Z." con Cosimo Gigante, fra numerosi altri) con centinaia di performances delle sue commedie nei teatri di Parma.

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